Sezione Egizia

Dedicata all'egittologo biellese Ernesto Schiaparelli, espone i materiali frutto di una donazione del 1908 da parte di Corradino Sella, oltre a numerosi oggetti concessi in prestito dal Museo Egizio di Torino
LA STORIA

Situata alla fine del percorso archeologico, espone la collezione creata dall’orientalista Rodolfo Vittorio Lanzone, acquistata dalla famiglia Sella e donata da Corradino Sella alla Biblioteca civica nel 1908.
Nella collezione si possono ammirare statuette e amuleti in pietra, e bronzetti raffiguranti le divinità del pantheon egizio (il dio Osiride, la dea gatta-Bastet, la dea leonessa-Sekhmet, il torello Apis, il dio Bes) e alcuni tra i simboli più significativi della religione, quali il pilastro djed collegato ad Osiride, l’udjat-l’occhio di Horo, il keper-lo scarabeo fondamentale per la rinascita; ben rappresentati gli ushabti, ovvero statuine mummiformi necessarie, secondo il credo ultraterreno degli Egizi, per adempiere ai lavori agricoli nell’Aldilà al posto del defunto.

La raccolta viene ampliata grazie al deposito temporaneo di oltre trenta oggetti voluto dalla Soprintendenza alle Antichità egizie, tra i quali spicca, in una teca molto suggestiva al centro della sala, il sarcofago antropoide in legno finemente decorato con mummia appartenente ad una donna, Shepsettaaset, probabilmente una sacerdotessa e della quale è possibile visionare anche la radiografia. I restanti reperti risalgono all’epoca tolemaico-romana (III secolo – II secolo d.C.) e sono esemplificativi di ciò che componeva il corredo funebre del periodo: elementi dell’abbigliamento come i sandali e i rotoli di stoffa e oggetti da toeletta come lo specchio in bronzo, il pettine in legno e la tavolozza da belletto in ardesia, oltre a oggetti relativi alla mensa.
Una pregevole cassetta in legno dipinta  in rosso con motivo a reticolo di giunchi intrecciati su fondo bianco doveva contenere le viscere del defunto come testimonia ancora il superstite involto di lino.
La stele in calcare di Titeniset costituisce un importante esempio di documento funerario scritto, in cui il testo geroglifico, disposto in colonne e righe, viene esemplificato dalla raffigurazione incisa di offerte fatte alla divinità per l’aldilà.

Il commento dell'archeologa (video)